Proprio così, abbiamo una doccia in nicchia, con box due ante a saloon e piatto doccia a misura con bordo solo esterno. Vi racconto tutto in dettaglio spiegandovi il perché di alcune scelte!

[edgtf_dropcaps type=”normal” color=” background_color=”]P[/edgtf_dropcaps]artiamo dalle basi: cos’è una doccia in nicchia? A volte do per scontate cose che potrebbero non esserlo per chi non è pratico del settore 🙂 Niente paura: guarda caso 😀 ho scritto un e-book sull’argomento!

In effetti è intuibile: la nostra doccia è quindi ricavata all’interno di 3 pareti a C, che lasciano aperto solo uno dei 4 lati.

La zona doccia: prima e dopo

Ho ripescato i progetti per farvi vedere come il costruttore aveva finito il bagno (al momento dell’acquisto era al grezzo, con impianti elettrici e idraulici completati). La nicchia doccia non aveva senso: una spalletta (destra) sporgeva di 30 cm rispetto al muro, mentre l’altra sporgeva di soli 20 cm circa. Un mistero rimasto senza un perché. Quella di sinistra, peraltro, stringeva l’apertura della doccia creando ombra al suo interno (la finestra è proprio lì, e il bagno è già poco luminoso di suo).

In blu scuro indico la sagoma del piatto doccia che avremmo dovuto creare, mentre in azzurro tratteggiato vedete la sagoma definitiva con le modifiche richieste (secondo disegno).

Le modifiche richieste e la nicchia definitiva

Le due spallette sono state allineate esternamente, e il lato aperto è stato allargato. I vantaggi sono più di uno:

  • la nicchia doccia è più luminosa e larga, la spalletta di sinistra non crea più ombra;
  • il piatto doccia è un semplice rettangolo, senza forme complesse che avrebbero reso necessaria una dima per poter realizzare la sagoma su misura;
  • a sinistra, internamente, è stato creato un muretto alto circa un metro, che fa da mensola d’appoggio;

La soluzione originale potrebbe apparire più ampia (unico motivo che potrebbe aver spinto a realizzare le spallette senza senso) ma non è così. O meglio: il piatto doccia definitivo perde solo 7 cm in profondità (ho aggiunto al disegno originale la sagoma del piatto definitivo, in azzurro tratteggiato, per farvi vedere le differenze).

Le dimensioni definitive del piatto doccia ordinato sono state 110 x 73 cm.

Piatto doccia a filo pavimento o piatto doccia con bordo? Vi doco la mia

Dopo anni di riflessioni ed esperienze ascoltate, io oggi tendo a sconsigliare il piatto a filo pavimento. Il rischio che l’acqua fuoriesca al minimo intasamento dello scarico è altissimo, soprattutto considerando che i piatti doccia moderni hanno una pendenza impercettibile. Esteticamente non la trovo una soluzione sempre preferibile alla versione con bordo, soprattutto considerata la bellezza delle soluzioni contemporanee.

Nel nostro caso, per esempio, ho fatto realizzare il bordo solo sul lato esterno del piatto, quello a rischio fuoriuscita d’acqua. Ci è bastata una volta che Camilla ha bloccato lo scarico con del didò per ringraziare che ci fosse il bordo (avremmo allagato tutto il bagno).

Su misura e in Tecnogel: Join by Disenia

Il piatto doccia scelto per il progetto è Join, una delle soluzioni proposte da Disenia. Realizzato in Tecnogel, è disponibile in 6 colori diversi (il color Sabbia è in total match perfetto con le piastrelle del bagno, vero?) e realizzabile a misura anche con tagli obliqui o sagomature particolari, con e senza bordo, a filo o soprapavimento (ha uno spessore di soli 4 cm): in sostanza, potete fare qualsiasi cosa, perfino rivestire le pareti con dei pannelli identici al piatto.

Porta doccia con due ante saloon (apertura 180°)

E veniamo ora al box doccia che secondo me resta la soluzione più comoda in assoluto, in tutti i casi: la porta doccia a saloon! In tutte le case in cui ho avuto la fortuna di poter scegliere il box doccia io ho sempre messo il saloon, e non cambio mai idea.

Si tratta di una soluzione flessibile e pratica, realizzabile fino a un massimo (orientativo) di 120 cm: 2 ante di vetro con movimento a 180°, apertura interna/esterna.

I vantaggi che adoro della porta saloon:

  • non riduce lo spazio di ingresso come le soluzioni scorrevoli o con una parte fissa;
  • permette una facile pulizia delle ante di vetro, senza dover entrare in doccia, grazie alla possibilità di tenerle completamente aperte verso l’esterno;
  • annulla l’ingombro esterno delle porte battenti (molto utile se davanti alla doccia ci sono altri sanitari o arredi);
  • evita lo sgocciolamento delle ante a fine doccia (se quando si esce le si apre verso l’interno).

L’unico altro tipo di porta doccia che dà simili vantaggi è quello a libro ma in quel caso bisogna fare attenzione al sistema di scorrimento e verificare la praticità di pulizia.

Larghezza definitiva nicchia (e dunque box doccia) 107,5 cm

Una nota sempre utile, che trovate ben spiegata nell’e-book linkato a inizio post: la misura definitiva del box doccia va sempre rilevata con le piastrelle a parete già presenti, che a loro volta vengono posate dopo il piatto doccia. Rispetto alle dimensioni del piatto, in questo caso vedete quindi che abbiamo perso 2,5 cm tra colla e piastrelle. Non è una sciocchezza, soprattutto se consideriamo che i box doccia moderni hanno telaio sottile e poco estensibile.

Porta doccia a saloon con telaio nero abbinato alle maniglie del mobile da bagno: Omega by Disenia

Sempre di Disenia, un brand di Ideagroup (se avete seguito il racconto fin qui sapete che di quest’azienda ho sia il mobile di questo bagno che il mobile piccolo del bagno vasca), ho scelto la porta doccia della serie Omega, che offre diverse soluzioni di chiusure in vetro spessore 6mm e altezza 1980/1995 mm (noi abbiamo la più alta).

Come tante altre collezioni di Disenia, Omega può essere realizzata nelle 5 finiture standard di telaio, più 4 verniciature metallizzate e in tutte le colorazioni della mazzetta Ideagroup, proprio nell’ottica di arredare il bagno in maniera coordinata. Nel nostro caso, il nero opaco è stata la scelta definitiva per abbinare il box doccia al mobile da bagno. Unica variante richiesta rispetto al modello di catalogo è stata la maniglia: ho chiesto di sostituire la versione minimal e squadrata di Omega con quella più morbida del modello Luce. La sostituzione è stata possibile grazie al fatto che l’interasse dei fori di entrambe le maniglie era identico.

Ecco perché (che sia per me o per i miei clienti) cerco sempre aziende flessibili e disponibili a variazioni, su misura, modifiche: arredare il bagno oggi richiede molto spesso soluzioni personalizzate e disponibilità ad ascoltare il committente, per realizzare ambienti unici e irripetibili.

Che ne dite? Non vedo l’ora di fare un bel servizio fotografico in questo bagno, ma per ora spero vi bastino le mie foto per capire gli aspetti principali. Se avete domande o dubbi, vi aspetto nei commenti!

Post in collaborazione con Ideagroup – Partner del progetto B-HOME

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